Epatite A (virus HAV)

Eziologia

Il virus HAV è un picornavirus a RNA a simmetria cubica di circa 25-28 nm. Per le sue caratteristiche strutturali in passato era stato classificato come enterovirus (tipo 72), attualmente è stato inserito nel genere Hepatovirus, di cui rappresenta il prototipo.

Da un punto di vista immunologico possiede un unico determinante antigenico, che induce la formazione di anticorpi: gli anticorpi IgM compaiono precocemente quando il virus è presente nelle feci per raggiungere un picco massimo durante la fase acuta e diminuire progressivamente nel corso di alcuni mesi; gli anticorpi IgG compaiono più tardivamente ma persistono tutta la vita conferendo un'immunità permanente.

Epidemiologia

Tra i virus che causano epatiti (vedere l'articolo sulle epatiti virali) quello dell'epatite A (HAV) è sicuramente il più comune e diffuso in tutto il mondo .

Nei paesi in via di sviluppo, in particolare nelle zone tropicali e subtropicali, il 90-100% della popolazione risulta aver contratto questa infezione entro i dieci anni di età, spesso con decorso asintomatico. Data l'alta incidenza nei bambini e la conseguente immunizzazione l'infezione negli adulti è rara.

Nei paesi maggiormente sviluppati ma con livelli socio-economici variabili l'incidenza nei bambini è minore e questo porta ad un maggior tasso di infezione negli adolescenti e nei giovani adulti, con la possibilità di epidemie di dimensioni variabili.

Nei paesi sviluppati, dato il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, il tasso di infezione è basso e limitato a categorie più a rischio, in particolare giovani adulti, tossicodipendenti, omosessuali maschi, viaggiatori in paesi in via di sviluppo e residenti in comunità chiuse.

Modalità di trasmissione e fattori di rischio

Cozze crude possono provocare epatite AIl virus presente nelle feci del malato viene ingerito, raggiunge l'intestino e successivamente il fegato dove si moltiplica causando lesioni di tipo necrotico degenerativo.

L'infezione avviene per via fecale-orale e si può trasmettere direttamente da uomo a uomo (favorita dallo stretto contatto) oppure indirettamente per l'ingestione di acqua o di cibi crudi contaminati, in particolare frutti di mare (molluschi) allevati o pescati in acque contaminate da scarichi fognari.

Il virus, una volta ingerito, raggiunge l'intestino e successivamente il fegato dove si moltiplica causando lesioni di tipo necrotico degenerativo.

La trasmissione tramite sangue ed emoderivati è possibile ma rara perchè il virus si trova nel sangue (viremia) solo per brevi periodi.

I fattori predisponenti sono quindi le scadenti condizioni socio-economiche, la densità della popolazione, le abitudini alimentari, la convivenza con soggetti malati, i viaggi in zone endemiche, i rapporti sessuali con malati (in particolare omosessuali maschi) e l'uso di droghe endovenose.

Sintomi

Il periodo di incubazione varia tra 10 e 30 giorni circa. Il decorso può essere del tutto asintomatico.

Classicamente si distingue un periodo prodromico (cioè che precede il quadro clinico caratteristico) o preitterico della durata di circa una settimana caratterizzato da sintomi aspecifici come astenia (stanchezza), anoressia (perdita di appetito), nausea; febbre e dolore all'ipocondrio destro (la zona dell'addome corrispondente al fegato) possono precedere di 2 o 3 giorni l'inizio del periodo itterico che dura in genere da 2 a 4 settimane con improvvisa scomparsa della febbre e presenza di urine scure dal tipico color marsala.

Gli esami di laboratorio evidenziano aumento spiccato delle transaminasi (con inversione del rapporto GOT-GPT), della bilirubina, aumento dei pigmenti biliari nelle urine e alterazione dell'elettroforesi proteica.

Come già detto, l'infezione nel bambino decorre spesso in forma anitterica pauci-sintomatica (scarsamente sintomatica) e la malattia ha un decorso più breve, mentre nell'adulto la sintomatologia è più importante e l'ittero più frequente.

Non esiste una terapia specifica e normalmente si ha guarigione completa, infatti non esiste lo stato di portatore cronico.

In casi rari si possono avere forme atipiche quali epatite fulminante (0,1% dei casi) con necrosi epatica massiva, encefalopatia epatica e morte,epatite grave o subacuta (0,5-1%) con necrosi epatica importante che porta a fibrosi ma con scarsa tendenza evolutiva, epatite a decorso protratto (5-10%), con persistenza della sintomatologia acuta per 2-4 mesi, ed epatite recidivante, in cui si susseguono più episodi acuti dopo apparenti guarigioni (2-5%).

La diagnosi si pone in base al quadro clinico e ai parametri di laboratorio, in particolare l'inversione del rapporto tra le transaminasi (GOT-GPT) patognomonico (caratteristico) di questa malattia e con la ricerca degli anticorpi anti-HAV nel sangue.

Prevenzione e vaccino

E' previsto l'isolamento di sette giorni dopo la diagnosi o dopo la scomparsa dell'ittero. È consigliabile la ricerca di anticorpi anti-HAV nei familiari dei malati per escludere forme asintomatiche.

Devono essere sterilizzati gli effetti personali del malato (indumenti, stoviglie, strumenti di igiene personale).

È sconsigliabile il consumo di acque non potabilizzate e di alcuni alimenti crudi (in particolare molluschi) e di ortaggi crudi non adeguatamente puliti (in particolare nei paesi in via di sviluppo).

Data la modalità di trasmissione di tipo oro-fecale, sono fondamentali da parte degli organi di sanità pubblica la corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti liquidi, il controllo dei sistemi di potabilizzazione dell'acqua, e i controlli igienico-sanitari sugli esercizi di produzione alimentare, in particolare allevamenti di molluschi e simili.

Ruolo importante riveste anche l'educazione sanitaria e alimentare in età scolare per limitare gli atteggiamenti a rischio.

Il vaccino contro l'epatite A

Il vaccino è costituito da un virus inattivato a somministrazione intramuscolare.

Il vaccino induce immunità 14-21 giorni dopo una singola somministrazione. Una successiva dose di richiamo da somministrarsi dopo 6-12 mesi consolida l'immunizzazione per almeno 10 anni.

La somministrazione ad un soggetto già immune non sembra esporre ad effetti avversi ma è comunque consigliabile fare una preventiva ricerca degli anticorpi anti-HAV per evitare vaccinazioni inutili.

L'efficacia di questo vaccino è elevatissima: praticamente il 100% dei vaccinati risulta protetto.

Essendo un vaccino piuttosto recente, la protezione a lungo termine non è ancora stata determinata con certezza ma si ritiene possa durare almeno 10 anni, probabilmente anche più a lungo.

Il vaccino si è dimostrato efficace anche dopo l'esposizione al virus ed è quindi consigliabile, ad esempio, ai famigliari dei malati.

Gli effetti collaterali più comuni sono quelli locali nel sito di iniezione (dolore, tumefazione nel 21% dei bambini e nel 56% degli adulti) e sistemici (meno del 5% dei vaccinati) come malessere generale, astenia, febbricola, nausea e vomito.

Comune la cefalea che compare nel 9% dei bambini e nel 16% degli adulti.

Non sono mai state riportate reazione avverse gravi.

Le controindicazioni al vaccino sono le pregresse reazioni di ipersensibilità dopo una precedente somministrazione o malattie acute importanti in atto. Non esistono ancora dati conclusivi sulla sicurezza in gravidanza.

A cura di

Dott. Andrea Merello
Medico Chirurgo - spec. in Igiene e Medicina Preventiva

Bibliografia

Foto

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Indicazioni mediche

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