Gli antivirali sono farmaci di recente introduzione (seconda metà del 1900) e il loro sviluppo ha visto un notevole incremento in seguito all'epidemia del virus dell'HIV, virus scoperto nel 1983.
Questo è dovuto al fatto che la maggior parte delle infezioni virali sono benigne e si autorisolvono (per ulteriori dettagli vedere l'articolo sui virus) per cui non è necessaria alcuna terapia antivirale ma solo una terapia volta a placare i sintomi (es. antipiretici, antidiarroici, antiinfiammatori).
Un antivirale ideale dovrebbe essere idrosolubile, stabile e facilmente assorbito e non dovrebbe essere tossico per le cellule umane, allergenico e mutagenico, ovvero capace di modificare le cellule in senso maligno.
Lo sviluppo di farmaci antivirali, però, è complicata da diversi fattori: in primis, dal fatto che i virus dipendono completamente dal metabolismo della cellula ospite per la loro replicazione e quindi è difficile sintetizzare sostanze lesive per il virus ma non per la cellula infettata. Un altro problema consiste nel fatto che gli antivirali agiscono sulle varie tappe di replicazione del virus quindi agiscono solo su virus in fase attiva di replicazione e non in latenza. Infine, questi farmaci possono essere usati solo quando si ha una certezza diagnostica perché agiscono specificatamente contro quel virus, non esiste un antivirale ad ampio spettro, e spesso identificare precisamente il virus responsabile è arduo.
Un buon antivirale deve agire su una tappa fondamentale della replicazione virale (vedi figura) quindi su una funzione virale specifica oppure su una funzione specifica della cellula indispensabile al virus per replicarsi.
A seconda della fase su cui vanno ad agire, classifichiamo gli antivirali in:
Il vaccino è l'arma migliore che abbiamo contro le infezioni virali sia per la sua efficacia che per il costo. Gli antivirali andrebbero utilizzati contro quei virus per cui non esiste ancora un vaccino oppure somministrati precocemente all'esordio dei sintomi nei casi in cui il vaccino non sia stato efficace o non sia stato eseguito nei tempi corretti.
È bene ricordare che gli antivirali non sono un'alternativa alla vaccinazione, devono essere assunti tempestivamente e sempre sotto il controllo medico.
Sebbene la resistenza agli antibiotici rappresenti un problema socio-sanitario molto più rilevante, anche i virus sono in grado di sviluppare resistenza agli antivirali. Questa è dovuta ad una mutazione del genoma che provoca un'alterazione nella struttura bersaglio di quel dato farmaco che così non riesce più a legarsi e ad esplicare la sua funzione.
Gli antivirali di più comune impiego sono i seguenti:
Esistono 3 tipi di virus influenzale: A, B e C che differiscono tra loro nella struttura delle proteine esterne. I virus di tipo A sono quelli che causano patologie più gravi nell'uomo.
Amantadina: si utilizza nella terapia e la profilassi del virus dell'influenza di tipo A, non è efficace né sul tipo B né sui virus parainfluenzali. La profilassi è particolarmente indicata in persone immunocompromesse che non sviluppano un'efficace risposta anticorpale al vaccino o in coloro che non tollerano il vaccino o lo effettuano tardivamente. Per la terapia va somministrata entro 24-48 ore dai sintomi e aiuta a contenere l'epidemia.
Zanamivir (Relenza) e Oseltamivir (Tamiflu): sono attivi contro i virus influenzali di tipo A e B, compresi i ceppi resistenti all'amantadina poiché hanno meccanismi d'azione diversi. Il primo è somministrato per via inalatoria, il secondo per via orale. Abbreviano la durata della sintomatologia influenzale e riducono le complicanze.
In generale non è raccomandato, in condizioni di routine, l'uso di antivirali nella terapia dell'influenza; il loro uso va valutato caso per caso.
Aciclovir (es. Zovirax): è l'antivirale di riferimento per la terapia antierpetica. Si utilizza per l'herpes labiale e genitale e per la varicella e lo zoster. Sono in aumento i casi di resistenza nei virus herpes simplex. Ha un'ottima tollerabilità; grazie al suo meccanismo d'azione agisce elettivamente sul virus senza danneggiare le cellule infettate. Esiste sia in compresse che in formulazione topica per le lesioni cutanee e oftalmiche.
Valaciclovir (Zelitrex), Penciclovir (Vectavir) e Famciclovir (Famvir): hanno uno spettro d'azione simile all'aciclovir. Rispetto a questo hanno un numero ridotto di somministrazioni giornaliera ma più effetti collaterali.
Ganciclovir (Darilin): si utilizza nelle infezioni da citomegalovirus nei pazienti immunocompromessi.
L'acronimo HAART significa Highly Active Anti-Retroviral Therapy, ovvero terapia antiretrovirale altamente attiva e consiste nell'uso associato di più antivirali nella terapia dell'infezione da HIV. Questa associazione è necessaria poiché con la monoterapia questo virus diventa rapidamente resistente mentre con un uso combinato di farmaci non riesce a sviluppare una mutazione per ogni molecola. Esistono quattro classi di farmaci con meccanismi d'azione differenti.
Non si guarisce dal virus dell'HIV ma queste terapie permettono un allungamento della vita con una riduzione della progressione verso l'AIDS e la morte.
Interferoni: sono molecole normalmente prodotte dal nostro organismo con attività antivirale, antineoplastica e immunoregolatoria. Esistono tre tipi di interferone: α, β e γ. Essi agiscono sulle cellule infettate impedendo ai virus di replicarsi. Si somministrano solo per via intramuscolare o endovenosa e presentano numerosi effetti collaterali. L'Interferone-α si utilizza nell'epatite cronica da virus dell'epatite B e nell'epatite sia acuta che cronica da virus dell'epatite C. Gli altri interferoni si utilizzano per altre infezioni.
Ribavirina (Copegus): è utilizzata nell'epatite cronica da virus dell'epatite C. In monoterapia ha un effetto solo temporaneo, per questo si associa sempre all'interferone-α.
La Food and Drug Administration ha stabilito per gli antivirali, come per gli antibiotici, delle categorie di rischio nella donna in gravidanza.
La regola generale è quella di evitare di assumere farmaci se non altamente necessari, infatti anche nelle infezioni croniche da virus dell'epatite B e C la terapia va sospesa in gravidanza. Unica eccezione è rappresentata dal virus dell'HIV: sotto attento monitoraggio della madre e del feto, la terapia HAART va continuata sia per la cura dell'infezione materna che per la prevenzione della trasmissione materno-fetale del virus.
I farmaci anti-influenzali possono essere somministrati, soprattutto in donne con malattie croniche preesistenti o con malattia influenzale con decorso complicato ma va sempre attentamente valutato il rapporto rischio/beneficio.
Anche per quanto riguarda l'aciclovir, sebbene non siano stati dimostrati casi di malformazioni in gravidanza, l'uso è consigliato solo sotto il controllo medico e in caso di effettiva necessità.
Dott.ssa Maddalena Perotti
Medico Chirurgo - spec. in Microbiologia e Virologia
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