I probiotici si nominano continuamente, ogni giorno le pubblicità sponsorizzano prodotti contenenti i più disparati probiotici che promettono difesa dalle infezioni, rafforzamento del sistema immunitario o regolarità intestinale. Ma cosa sono queste miracolose entità, soluzione per tutti i mali? Cosa ne pensa la comunità scientifica? Sarà vero o è solo una trovata pubblicitaria per far pagare il triplo un prodotto?
La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) e l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definiscono probiotici quei microrganismi vivi che, quando ingeriti in adeguate quantità, esercitano un beneficio sulla salute dell'ospite.
L'uso dei probiotici è, in un certo senso, la traduzione di ciò che scrisse Ippocrate nel 400 a.C. : "lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo".
Due fattori rendono l'uso dei probiotici un importante fattore nella terapia moderna: le ristrette risorse finanziare per lo sviluppo di nuovi farmaci e l'attuale conoscenze sul ruolo delle interazioni della flora intestinale con la progressione delle malattie.
La maggior parte dei probiotici sono batteri del genere Lactobacillus e Bifidobacterium, produttori di acido lattico, che costituiscono la maggior parte della normale microflora intestinale in animali e umani. La ricerca sul campo sta investigando anche sul ruolo probiotico di altri microrganismi non normalmente presenti nel tratto gastrointestinale, come i lieviti (Saccharomyces boulardii e Saccharomyces cerevisiae, il lievito del pane) e alcuni ceppi non patogeni di Escherichia coli e Bacillus spp.
In particolare possiamo individuare:
Questi microrganismi hanno specifiche caratteristiche che permettono loro di resistere alle difficili condizioni ambientali del tratto gastrointestinale, quali la secrezione di bile o di acido gastrico, e di sopravvivere in competizione con gli altri microrganismi enterici.
I probiotici sono da distinguere dai prebiotici e dai simbiotici. I probiotici sono microrganismi, i prebiotici sono sostanze alimentari che promuovono la crescita batterica (di batteri già presenti nell'intestino o di probiotici assunti) mentre i simbiotici sono l'unione di probiotici e prebiotici.
Il meccanismo d'azione dipende da molteplici fattori: microrganismo utilizzato, preparazione, dosaggio e modalità di somministrazione.
Affinché un probiotico sia efficace sono necessarie alcuni fattori: stabilità nell'acido e nella bile, non essere patogeno o tossico, capacità di aderire all'epitelio intestinale e di produrre sostanze antimicrobiche, avere un metabolismo intraluminale, sicurezza nel cibo e nell'uso clinico, mantenimento della vitalità durante la conservazione e l'uso, antagonismo con i batteri patogeni, effetti clinicamente validati e documentati sulla salute e persistenza nel tratto intestinale.
Il supplemento orale con probiotici può esercitare uno dei tre differenti meccanismi d'azione:
I probiotici vengono comunemente utilizzati in diverse patologie, le principali sono:
Nel 2010, alcuni rappresentanti dell'EFSA si sono riuniti ad Amsterdam con scienziati e rappresentanti dell'industria alimentare per discutere riguardo agli alimenti che possono promuovere la salute. Alla fine dell'incontro, l'EFSA si è espressa negativamente riguardo alle indicazioni sulla salute per i probiotici, provocando proteste sia tra gli scienziati che le industrie. Per indicazione sulla salute si intende "una qualunque indicazione usata sulle etichette, sui prodotti in commercio o in pubblicità che afferma che, consumando un determinato alimento o grazie a uno dei suoi componenti come vitamine e minerali, fibre e batteri probiotici si possono avere benefici per la salute".
C'è un regolamento dell'Unione Europea (UE) che vieta di dare indicazioni terapeutiche al cibo e quindi di dire che un prodotto previene, tratta o cura una malattia. Se non ci fosse questa regola, i produttori potrebbero evitare le costose procedure richieste per i farmaci e commercializzare i loro prodotti alle persone malate senza scrupolose prove che questi siano veramente efficaci e sicuri.
Per poter dichiarare che un prodotto previene o cura una malattia, sono necessari numerose evidenze scientifiche riguardo la sua efficacia e sicurezza e la spiegazione precisa dei meccanismi che stimola nell'organismo da cui derivano gli effetti benefici; esattamente l'iter per poter immettere nel mercato nuovi farmaci. Per fare questo sono necessari studi scientifici controllati che richiedono tempo e denaro. Per evitare tutto questo le industrie alimentari parlano genericamente di "difese dell'organismo" e di "salute dell'intestino", che vuol dire tutto e niente! Se da un lato l'UE impedisce comunque di dichiarare un alimento come curativo, dall'altro le industrie non fanno nulla per provarne l'efficacia, nessuna legge vieta infatti di investigare e pubblicare risultati scientifici.
I probiotici hanno un vantaggio legale rispetto agli altri nutrienti con indicazioni sulla salute: vitamine e minerali, ad esempio, sono difficilmente brevettabili mentre è fattibile produrre un ceppo batterico unico. Questo può essere sufficientemente simile a un comune batterio dello yogurt per ottenere lo status di commestibile ma sufficientemente diverso da essere brevettabile. Così ogni produttore evidenzia l'unicità del suo ceppo di probiotico e gli assegna un nome proprio di fantasia.
I produttori di probiotici convinceranno EFSA che i loro prodotti prevengono o curano le infezioni e altre malattie umane come dichiarato nelle pubblicità?
C'è da dire che i produttori si trovano di fronte a un dilemma: se non producono prove convincenti riguardo gli effetti dei probiotici sulla costipazione piuttosto che sulle infezioni, la pubblicità che suggerisce tali effetti può finire sotto la pressione dell'autorità EU. Tuttavia se, nel tentativo di produrre tali prove, dovessero trovare che il prodotto non rispecchia le aspettative, le vendite potrebbero calare. A questo punto molti produttori potrebbero considerare inaccettabile il rischio di un fallimento degli studi clinici e quindi eviterebbero di farli ricorrendo ad altre strategie quali il modificare il linguaggio usato negli spot o spostarsi su altri media quali siti sponsorizzati, applicazioni e social network.
Dott.ssa Maddalena Perotti
Medico Chirurgo - spec. in Microbiologia e Virologia
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